Luis Sepulveda: cittadino del mondo

Luis Sepulveda: cittadino del nostro mondo

Di Susana Benavente Ferrera

Lo scrittore Luis Sepúlveda visse 30 anni da apolide.

Apolide (dal greco a-polis): persona senza città, l’uomo o la donna che non possiede la cittadinanza di nessuno stato. A Luis Sepúlveda, nato in Cile nel 1949 e morto in Spagna il 16 aprile 2020 a causa del coronavirus Covid-19, il governo cileno negò la cittadinanza (dopo essere stato esiliato, incarcerato e torturato dal Cile di Pinochet). Non si perse d’animo Lucio, come era chiamato dagli amici. La sua condizione di apolide, che rende la persona invisibile negandole qualsiasi diritto, non riuscì a schiacciarlo. Così era Luis Sepúlveda, ottimista e resiliente.

Da esiliato non smise mai di viaggiare, di lottare e nemmeno di scrivere. Attivismo e letteratura diventarono i perni della sua esistenza con lo sguardo permanentemente in sospeso tra il Sudamerica, a cui apparteneva per origini, e l’Europa che l’aveva accolto come rifugiato.

Sono davvero tanti gli impegni e i progetti che hanno riempito la sua vita: la grande passione per la scrittura (di generi molto diversi: racconti, romanzi, noir, polizieschi, diari di viaggi, favole), il giornalismo, prima come corrispondente dalle navi di Greenpeace e poi come autore della rubrica fissa Carne de blog1 di Le monde diplomatique nell’edizione cilena, la sceneggiatura e la regia di film e documentari (Corazón verde2 vinse nel 2003 il premio Cinema Avvenire al Festival di Venezia), l’attivismo per la difesa delle popolazioni indigene del Sudamerica, la lotta contro la caccia illegale di balene. È di fatto il suo eclettismo l’aspetto che meglio sottolinea la personalità intrepida e il temperamento irrequieto.

È comprensibile quindi la grande tristezza che ci ha colto dopo la scomparsa di Luis Sepúlveda. Ci siamo risvegliati irrimediabilmente più poveri dopo la perdita di una voce affine che era entrata nella nostra costellazione vitale.

Gli attivisti, impegnati nella costruzione di un mondo dove i diritti umani non rappresentino più un obiettivo da raggiungere, salutano l’ultimo rivoluzionario che di sé diceva: “Rojo, soy profundamente rojo” e che, prima del suo arrivo in Europa, si era unito alle Brigate internazionali Simón Bolívar per sostenere la rivoluzione sandinista nel Nicaragua. Le sue parole, tratte da una intervista2 dello scorso ottobre, confermano le forti convinzioni ideologiche:

Non è stato fermato per nulla il fascismo. […] Stiamo assistendo a una ripetizione della storia ma in altre chiavi. Il capitalismo ha generato una crisi economica con un solo obiettivo: imporre precarietà salariale, l’incertezza del lavoro e la negazione dei diritti come normalità. Prima della crisi, la normalità era lottare per migliorare i salari e per ottenere più diritti, ora la normalità è pregare perché i salari non vengano abbassati e perché ci tolgano sempre meno diritti. E siccome bisogna sempre trovare un colpevole, prima erano gli ebrei, ora i colpevoli sono i poveri e coloro che avvertono che il mondo si sta mettendo male, molto male.

Gli ambientalisti salutano il militante ecologista che negli anni ottanta, come corrispondente dalle navi di Greenpeace, condivideva le dure condizioni di vita dell’equipaggio impegnato nella lotta contro la flotta baleniera giapponese che caccia indiscriminatamente nello stretto di Magellano.

Ugualmente attento alla situazione dei popoli indigeni, Luis ha sempre denunciato lo sterminio degli indios mapuche del Cile:

Il conflitto Mapuche è un conflitto nascosto, perché le politiche di sterminio si sono sempre fatte l’ombra cercando di tenere tutti all’oscuro. La società cilena, o per lo meno una grande parte di essa, è di un razzismo atroce. […] Da qui l’odio verso il povero, verso i mapuche, un popolo che rappresenta dei valori che secondo il potere devono essere eliminati. Ma resistono, insieme a una parte della società, la minoranza, che ha ancora memoria.3

Il mondo della letteratura saluta la voce che amava affabulare le esperienze vissute in prima persona anche se Sepúlveda non hai mai scritto cronache dettagliate. Letteratura era per lui uguale a finzione.

Trasformava il suo vissuto in oggetto letterario per costruire trame avventurose, piene di ideali (l’eterna lotta del bene e il male) con personaggi talvolta picareschi o ricreati a partire da amici o persone incontrati nei viaggi. La sua lingua, semplice e sintetica, rappresenta il perfetto contrappunto per le pieghe a volte rocambolesche della vita. La scrittura era, per lui, un riflesso del suo impegno ideologico.

Io mi sento prima cittadino, poi scrittore, ed è un riflesso della mia postura etica nei confronti della vita. Sono un artista, come scrittore posso creare bellezza, ma quel che conta è il rapporto con l’esistenza umana.3

Gli appassionati di viaggi devono salutare l’abile narratore che riusciva a romanzare le traversate che l’avevano portato a percorrere il Sudamerica e l’Africa come giornalista, i mari dell’Antartide come corrispondente di Greenpeace e più tardi il mondo intero come scrittore ormai famoso.

La sua grande ispirazione fu lo scrittore cileno Francisco Coloane – colui che, secondo Sepúlveda, era riuscito a spalancare le porte su un mondo sconosciuto, la Patagonia e le Terre del Fuoco -.

Anche molti insegnanti lo salutano. Non solo quelli di Lingua e cultura spagnole, bensì tutti quelli che si sono avvicinati alla figura dello scrittore per trattare con uno sguardo trasversale le discipline di Geografia, Storia, Scienze e Italiano, in modo da portare in aula, attraverso i suoi romanzi, i temi del nostro tempo: la difesa dei diritti umani e civili, la tutela dell’ambiente, la lotta contro lo sviluppo sfrenato e la crescita economica smisurata.

Non a caso, i libri di Sepúlveda sono tra quelli consigliati per le letture scolastiche e addirittura come regalo per i ragazzi meno invogliati a leggere perché le avventure degli incredibili personaggi riescono a conquistare giovani lettori di tutto il mondo. Inoltre, maestri e pedagogisti lo ricorderanno sempre con gratitudine per la sua Storia della gabbianella e il gatto che gli insegnò a volare, strumento educativo prezioso per promuovere la valorizzazione della solidarietà e della diversità. La canzone “Siamo gatti”4, cantata all’unisono da gatti e gabbianella, dovrebbe trovare uno spazio nei programmi di ogni scuola dell’infanzia anche se, per l’autore, la favola non era dedicata esclusivamente ai bambini.

La favola è un fenomeno letterario complesso, un genere molto interessante e non solo per i bambini o per un pubblico ristretto. Quando ho scritto la “Gabbianella” volevo costruire personaggi partecipanti: privi di un fisico, ma esistenti in modo fortissimo. Costoro si chiamano solidarietà, protezione per chi è debole, rispetto per chi è diverso da noi. Parlando ai bambini e agli adulti, rendo più democratica la letteratura: metterla a disposizione di tutti equivale a democratizzare la parola scritta.5

L’Italia, paese molto amato da Sepúlveda, saluta oggi uno scrittore apprezzatissimo dai lettori. Più di 30 sono le opere tradotte all’italiano e ogni pubblicazione è stata festeggiata come un grande evento letterario. Lo scrittore ricambiava l’affetto accettando volentieri gli inviti di Guanda, la casa editrice in Italia, ma anche di piccole cittadine come Pietrasanta in Toscana, che nel 2005 gli concesse la cittadinanza onoraria. Tutto iniziò con la lettera inviatagli dalla maestra Maura Fornari della Scuola Primaria Ricci: “Venga a vedere lo spettacolo de La Gabbianella ed il Gatto che i miei alunni metteranno in scena a giugno. Sarebbe bello.” E Sepúlveda arrivò.

Sembra paradossale immaginare Luis Sepúlveda come un apolide. Una figura così eclettica – in grado di attraversare la vita di lettori di tutto il mondo e di ogni età, di indios, di militanti politici, di viaggiatori, di insegnanti, di intellettuali e di ambientalisti -, rimase più di 30 della sua vita senza cittadinanza, senza una patria.

Sembra un paradosso soprattutto oggi che vorremmo averlo ancora qui, cittadino del nostro mondo, ad honorem.

Ciao Luis.

1 http://www.lemondediplomatique.cl/carne-de-blog

2 https://vimeo.com/5805136

3 left.it/2020/04/16/il-senso-di-sepulveda-per-lantifascismo/

4 https://youtu.be/VuzRgflh3io

5 https://www.ecodibergamo.it/stories/eppen/cultura/letteratura/luis-sepulveda-scrivere-per-me-e-un-modo-di-continuare-a-resistere_1350006_11/

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